Cari innamorati finalmente è giunto il vostro momento, una bella ballad su una storia d’amore.
Come? Non è così?! Ma io pensavo che….
Come non detto, sarà per la prossima volta 🙂
Oggi entreremo nel mondo di Samuele Bersani con la sua più che nota Giudizi Universali, che racconta l’emotività in seguito alla fine di una relazione, alla fine di un sentimento, attraverso fasi e sensazioni comuni.
Troppo cerebrale
Questo brano non racconta solo la fine di un amore ma la disillusione e sfiducia in una relazione e in un sentimento un tempo vero ma che poi si è perso.
Una relazione vissuta in modo concettuale che ha fatto diventare complicate anche le cose semplici a discapito della leggerezza e della capacità di accontentarsi e apprezzare ciò che si ha.
L’amore troppo cerebrale perde di significato. Come la fetta di pane che nella sua semplicità potrebbe bastare ma viene invece “complicata” spalmandoci sopra altro, così anche nella vita di tutti i giorni, nelle relazioni e nel lavoro quotidiano, le azioni vengono coperte con una interpretazione fatta di parole che alla fine perdono la sostanza e risultano vuote, non originali, doppiate.
Bersani, presa consapevolezza di questo, invita la ragazza a distruggere i sogni d’amore, fantasia e fanciullezza lasciandolo libero al proprio vivere.
Ci sono stati dei momenti intensi ma li ho persi già
Non è sempre stato così, un tempo i due riuscivano ad andare oltre la ragione, erano liberi di volare insieme all’unisono; adesso invece tutti quei momenti intensi sono caduti in frantumi, andati persi.
La necessità di complicare le cose non si è fermata nemmeno davanti al cuore dell’altro che viene mortificato dall’indifferenza e calpestato come un’aiuola. Questo però genera una reazione che spinge l’autore a liberarsi da ogni catena affettiva fino a sfidare l’altro dando sfogo all’odio, anche se lo porterà a soffrire fino a togliergli il fiato.
Potrei ma non voglio fidarmi di te
Questa relazione sarebbe potuta continuare così. Nonostante l’odio, la distanza emotiva e le incomprensioni, lui sarebbe ancora in grado di fidarsi di lei, ma decide di non volerlo più. La donna che ora ha vicino non è più quella che sentiva di amare; forse era solo un’idealizzazione di qualcosa di raro e prezioso che ora appare come già vissuta, “una copia di mille riassunti”.
Della candela che rappresentava la loro storia d’amore intensa e travolgente rimangono solo frammenti di ricordi.
Adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori
La fine di un amore non può lasciarci indifferenti. È normale che ci si senta travolti dagli eventi, abbattuti, delusi, feriti o arrabbiati. C’è chi si chiederà come si sia arrivati a questo punto. Chi si chiederà se ne sia valsa la pena o di chi siano le colpe. Qualcuno potrebbe dubitare che quello che è stato sia davvero stato reale. Altri potrebbero sentire di non riuscire ad andare avanti. Il modo in cui reagiamo, dice tanto del nostro modo di essere più intimo e profondo, quello che riguarda il desiderio di amare e sentirci amati.
Concediamoci allora di attraversare quel dolore perché è dall’essere a pezzi che sentiremo di poterci ricostruire in un modo nuovo. Ci permetterà di puntare verso nuove opportunità con maggiori consapevolezze; di avere uno sguardo rinnovato, libero e maturo su sé stessi e su gli altri. Per quanto dolorose o difficili possano apparire, non perdiamo di vista che le svolte cruciali possono permetterci di scoprire strade nuove e inattese, in cui saremo viaggiatori con un bagaglio prezioso.
«Non necessariamente penso che la mia migliore canzone sia Giudizi universali, […] sono molto felice anche di altre cose. Giudizi universali è una canzone che per me ha significato tanto. Nel momento in cui l’ho scritta era evidente che avessi dei sassi da togliermi dalle scarpe. Perché non è una canzone d’amore: è una canzone di totale sfiducia, anche molto arrabbiata. […] Avevo appena scritto il testo di Canzone (di Lucio Dalla), dove comunque si capiva che ancora cercavo di ricostruire quella storia. Mi rivolgevo a quella figura, a quella ragazza, sperando che lei riascoltasse la canzone, glielo dicevo anche dentro al testo. Questa cosa non è andata come sognavo e quindi poi ho scritto Giudizi universali, che è una canzone in cui, invece, ho già la sensazione di aver perso davvero tutto.»
Curiosità
Giudizi universali è il secondo singolo estratto dal terzo album del cantautore riminese intitolato Samuele Bersani, pubblicato nel 1997.
La canzone nel 1998 ha ricevuto il “Premio Lunezia” come “miglior testo letterario”, assegnato da una giuria di critici musicali presieduta dalla scrittrice e traduttrice Fernanda Pivano
La canzone è stata inserita nella colonna sonora dei film Chiedimi se sono felice di Aldo, Giovanni e Giacomo, e Fuochi d’Artificio di Leonardo Pieraccioni.