Il 15 ottobre è la giornata internazionale del lutto perinatale, ed è di questo argomento delicato che voglio parlarvi. Il lutto perinatale è il lutto legato alla perdita del bambino in un periodo che va dal concepimento, durante tutta la gravidanza, fino al primo anno di vita. Il mio desiderio è quello di dar voce ad un qualcosa che è un tabù, un argomento complesso e poco affrontato dalla nostra cultura.
Per la sua intensità, questo dolore, passa tutt’altro che inosservato a chi lo sta vivendo ma allo stesso tempo la società, forse per il timore di come affrontarlo, a volte lo minimizza.
È così che spesso i genitori si sentono soli e incompresi, “incoraggiati” con frasi come “Siete giovani, ne farete un altro!”, “Meglio ora che dopo!”, “Meglio così, a volte ci pensa la natura!”.
La perdita di un bambino è un evento doloroso non solo per i genitori, ma anche per altri membri della famiglia. Ogni persona coinvolta reagirà in maniera differente di fronte al lutto: alcuni piangeranno, altri staranno in silenzio, altri ancora ne parleranno cercando di affrontare questa situazione nel modo che più gli appartiene. Proviamo a vedere più da vicino alcuni dei “personaggi” coinvolti in questo lutto. Benché ciascuno di loro vivrà il lutto a modo proprio, alcuni aspetti possono essere ricorrenti nell’una piuttosto che nell’altra figura.
La madre
La madre può attraversare una fase di shock durante la quale sente come se tutto perdesse di senso, si frammentasse e diventasse confuso e inaccettabile. Le emozioni che accompagnano questo momento sono tante e spesso travolgenti, come ad esempio la rabbia, la disperazione, il senso di colpa, il dolore, la paura. La madre può sentirsi trascinare in un vortice fatto di dubbi, risentimento e tristezza, ad esempio dandosi la colpa per ciò che è accaduto. “Avrei dovuto fare qualcosa di diverso?”, “Mi sarei dovuta accorgere di qualche segnale?”, “Perché proprio a me?”, sono alcune delle domande che una madre può rivolgersi con sofferenza. In altri casi la madre sente che dovrebbe riuscire a tirare avanti, a voltare pagina, e che gli altri potrebbero sentirsi appesantiti se lei non troverà una soluzione per attenuare il suo dolore. Diventa allora fondamentale per la madre sentire vicinanza dalle persone che le stanno attorno, per far sì che quei sentimenti così difficili trovino posto all’interno di un ambiente protetto. È importante inoltre aiutare la madre a elaborare tutti questi sentimenti così burrascosi e confusi, ad esempio attraverso il sostegno di un professionista.
Il padre
I papà spesso tendono a mettersi in secondo piano. Sia perché vedono la propria compagna stare male fisicamente ed emotivamente, sia perché lasciano che sia lei la prima a esprimere il proprio dolore. Credo sia molto importante quindi sostenere il padre a «non essere forte» a tutti i costi. Spesso eÌ€ il primo che si trova ad accogliere il “bambino mancato”, a prendere delle decisioni, a tornare nella propria casa vuota e magari già preparata per il figlio.
Solitamente eÌ€ colui che per primo dà la notizia a parenti, amici, colleghi. I papaÌ€ possono reagire manifestando il proprio dolore arrabbiandosi, chiudendosi, razionalizzando, disperandosi. È importante per il padre essere sostenuto, avere uno spazio per il suo dolore anche nella coppia e nell’esprimere le proprie emozioni: è importante che riesca a chiedere aiuto, sia pratico che emotivo, che riesca a prendersi il proprio tempo per le decisioni, per le comunicazioni, per riaffrontare la quotidianità.
Gli altri figli
In caso siano già presenti altri figli è molto importante prendersi il proprio tempo per comunicare la perdita del fratellino o della sorellina. Questo momento è spesso temuto dai genitori, per l’idea di esprimere le proprie emozioni e di potersi commuovere. Ma è utile considerare che i figli sentono e percepiscono che c’è qualcosa che non va e sentono e vedono i genitori stare male. Quindi verbalizzare le proprie emozioni legate alla perdita è importante per dipanare la confusione che in quel momento sta vivendo anche l’altro/a figlio/a.
Come comunicarlo ai bambini? Non c’è un modo che possa andar bene per tutti, ma è importante trovare un ambiente e un momento intimo e rendere più chiara possibile la comunicazione della notizia, utilizzando spiegazioni semplici e comprensibili, evitando versioni contrastanti dell’accaduto per evitare confusione e provando a non nascondere le emozioni negative dovute al lutto, come per esempio piangere.
Ci sono altri personaggi che ruotano intorno a questo evento, come nonni, amici, persone vicine. Ho scelto di parlarvi di queste tre persone perché sono le principali che vengono immediatamente colpite quando si verifica un lutto perinatale.
Cosa si può fare?
Darsi tempo innanzitutto: il dolore ha bisogno di tempo per esprimersi, attenuarsi, essere condiviso.
Considerare che ci saranno dei momenti critici come la data presunta del parto o i compleanni mancati, che potranno provocare delle emozioni molto forti.
Cercare sostegno: nella coppia, nella propria rete sociale, nelle figure professionali. Non rimanere soli è fondamentale.
Piano piano si aprirà lo spazio per la ricostruzione e per dare senso a ciò che è accaduto, ponendo le basi per ritrovare un nuovo equilibrio e riiniziare a progettare su seÌ stessi e sul proprio futuro.
Uno sguardo al futuro…
Credo che il nostro compito da psicoterapeuti, sia quello di accompagnare e sostenere chi si trova ad attraversare un periodo così difficile, provare insieme a loro a dar voce a quel dolore. Esserci, in quel vortice di emozioni intense che chi sperimenta un lutto perinatale si trova a vivere, trovare con loro delle strade per ritrovare la serenità.
Essere sostenuti nell’accogliere il proprio dolore, nell’affrontare le proprie ansie e nella riprogettazione, sono tutti passi importanti per tornare a sorridere e a credere che la vita possa regalare ancora tanto altro.
Cristina Dolce
Psicologa Psicoterapeuta