Siamo soliti considerare il tradimento la malattia della coppia, la causa della sua sofferenza, la devianza dalla norma…fino a ciò che ne determina la fine. Lo sentiamo come un corpo estraneo che infrange il patto di fiducia reciproca proprio delle coppie della società monogamica.
Come le malattie ne diamo spiegazioni genetiche (“tutto suo padre”, “con una madre così”), congenite (“cosa ti volevi aspettare da uno così?”), di contagio (“c’è un’epidemia di tradimenti”).
Feroci i giudizi verso i traditori così come la rabbia verso i tumori, le malattie incurabili e i VIRUS!
Forte la compassione per chi viene tradito – così come quando sentiamo che qualcuno sta male -, ma soprattutto la preoccupazione e il senso di protezione se la notizia riguarda qualcuno che ci è caro!
E se invece lo considerassimo come un sintomo, come cambierebbe la nostra percezione del tradimento?
Spingiamoci più in là: e se fosse il farmaco per la coppia come cambierebbe il nostro giudizio?
Permettetemi di raccontarvi la storia di chi lo ha vissuto e del senso che ha avuto per quelle coppie il tradimento:
Quando si incontrano Luca e Anna è un colpo di fulmine, Anna non è abituata. Luca invece lo conosce bene quel sentimento, non è la prima volta che si sente innamorato ma è sicuro che stavolta sarà la volta buona. Ha l’età giusta per mettere su famiglia: Anna è proprio ciò che cercava. La presenta ad amici e parenti, spinge sull’acceleratore perché vadano a vivere insieme. Ad Anna non sembra vero, un po’ si fida un pò no, ma punta tutto sulla possibilità di costruire qualcosa al di fuori della propria famiglia di origine con quest’uomo così innamorato.
Dopo pochi mesi di convivenza i segnali sono sempre più chiari: l’uomo innamorato non c’è più. Luca è sfuggente, si isola, esce più spesso. Anna, che non capisce, comincia a chiedere in modo sempre più insistente l’attenzione di Luca perché tutto torni come prima, non può pensare di ritornare alla sua famiglia con questo fallimento sulle spalle.
Più Anna chiede più Luca fugge. Più Luca fugge più Anna chiede.
Non è la prima volta che Luca si dice “stavolta funzionerà, questa donna mi permetterà di essere me stesso e mi aiuterà ad amarla per sempre”. Ma questa determinazione ben presto si trasforma in insofferenza e bisogno di allontanarsi da Anna. Luca però stavolta non può dimostrarsi inaffidabile e lasciare anche Anna, diverso sarebbe se fosse lei a lasciarlo…è così che Luca apre le porte alla relazione con Daniela.
È in questa cornice che sta per me la “malattia” del tradimento a cui Luca affida inconsapevolmente la speranza di farsi lasciare da Anna, per non lasciarla lui e ripetere i suoi irrisolti relazionali. Entrambi sembrano chiedere al partner di risolvere le proprie difficoltà; strategia che più spesso fallisce. Qualcosa che ha a che fare non con la relazione con quella specifica persona e le dinamiche proprie di quella specifica coppia, ma con l’essere in relazione in sé.
La malattia sta forse nelle premesse su cui è nata la coppia?
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Sara e Antonio sono una coppia innamorata e affiatata con due figli, con una intensa routine quotidiana e pochi momenti per loro. Quando Sara cerca Antonio lui è concentrato su altro, quando Antonio cerca Sara lei sta preparandosi per l’indomani.
Il senso di stare perdendo una cosa importante per sé colpisce entrambi: mentre Antonio lo affronta dedicandosi agli amici e ai suoi hobbies, Sara si fa lusingare da chi le propone di ritrovarla con lui all’interno di una relazione extraconiugale.
Sara ama Antonio e quello che hanno costruito insieme, ma ha paura che richiedergli attenzioni la farebbe sentire rifiutata e non è più così sicura che lui la trovi attraente. Anche Antonio non rinuncerebbe mai a Sara e alla loro famiglia, ma ha la sensazione che Sara non sia più così interessata all’intimità e che mettere sul piatto la questione li farebbe sentire ancora più lontani, senza risolvere niente.
Come è difficile trovarsi è difficile anche trovare il modo di comunicare.
Per Antonio e Sara, il tradimento è forse il segnale del disagio più profondo di non essere riusciti a ricostruire una nuova intimità: quando da coppia sono diventati famiglia, le responsabilità sono cresciute e si sono dovuti ri-organizzare in ruoli più complessi. Il tradimento trova radici nel disagio, che se venisse espresso e condiviso con l’altro potrebbe portare alla rottura, quantomento questo è ciò che i due prevedono, temendo le conseguenze a tal punto, da preferire stare male piuttosto che affrontare le loro paure.
Possiamo allora considerare il tradimento il sintomo di una sofferenza che non può esprimersi?
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Marco e Simona si rincontrano dopo molti anni quando Marco rientra nel proprio paese: si sono sempre piaciuti e quindi mettersi insieme è naturale. Marco ha sempre pensato che Simona fosse la donna giusta per lui, marinaio che aveva bisogno di una casa: Simona lo avrebbe spronato a migliorare come persona. Lei, che forse in cuor suo lo aveva sempre aspettato, non si immaginava con nessun altro. Il sentimento fra i due è forte, come i progetti di vita che fanno quando sono insieme. L’unica cosa che Marco non trova il modo di condividere con Simona è il modo di vivere la sessualità per come lui ha imparato ad apprezzarla, in altre esperienze. Per Simona il sesso fatto in quel modo è troppo trasgressivo, una cosa di cui vergongarsi, ed appare chiaro fin dai primi pallidi tentativi di Marco di proporre qualche forma di esplorazione. Marco allora si dice che, in fondo, per amore di Simona e di ciò che condividono, può rinunciare a certi suoi desideri. E così va avanti la storia della coppia per mesi, poi anni. I desideri di Marco vengono messi a tacere, finché incontra qualcuno con cui può immaginare di realizzare quelle che fino a quel momento sono rimaste solo fantasie.
Quando l’insoddisfazione non può essere più tenuta a bada comincia a minacciare la relazione.
Ciò che condivide con Simona è perfetto per ogni altro aspetto: sentimenti forti, progetti comuni e valori condivisi, tranne che per il sesso.
Il tradimento, unico elemento a infrangere l’armonia nella storia di Marco e Simona, ci permette di vedere come alcuni tradimenti siano il tentativo di preservare il rapporto di coppia, permettendo espressioni di sè non condivisibili con il partner. E che se non trovassero un veicolo d’espressione, forse trasformerebbero l’amore in rancore, per essersi sentiti privati di qualcosa di importante.
E se quindi il tradimento fosse l’amara medicina che permette la sopravvivenza della coppia?
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Con queste brevi storie mi auguro di avervi offerto la possibilità di provare ad andare oltre le etichette, per avvicinarvi al significato degli accadimenti della vita, e che anche le cose che sentiamo come passibili dei peggiori giudizi possano essere, se guardate in una cornice più ampia, considerate finanche come una chance.
Non fraintendetemi, il dolore di un tradimento è dolore!
Ma cosa scegliere di fare con quel dolore ha a che fare con il significato che gli si può attribuire più che con l’etichetta che siamo tentati di dargli.
N.B. le storie raccontate sono frutto di fantasia!
Silvia Carattoni
Psicologa e Piscoterapeuta