Quando si parla di shock culturale, si pensa più facilmente alle difficoltà di adattamento che una persona può incontrare trasferendosi in un paese straniero. In realtà, esiste anche un fenomeno opposto: quando, dopo un periodo vissuto all’estero, si ritorna nel proprio paese di origine e si scopre che il rientro è più complicato del previsto.
A volte rientrare può avere un impatto piuttosto notevole, e in controtendenza rispetto alle aspettative di ritrovarsi velocemente a proprio agio nel posto in cui siamo nati o cresciuti. Questa esperienza, più diffusa del previsto, prende il nome di shock culturale inverso (reverse culture shock).
Si potrebbe credere che tornare nel paese di origine sia qualcosa di naturale e rassicurante, ma la realtà può essere ben diversa. L’esperienza vissuta all’estero ci cambia inevitabilmente e, quando torniamo, ci troviamo a confrontarci con una cultura che è familiare, ma al tempo stesso diventata anche estranea.
Le cose non sono più esattamente come le ricordavamo oppure, e spesso soprattutto, siamo noi ad essere cambiati, il che rende più difficile del previsto reintegrarsi. Questa fase di riadattamento può generare frustrazione, tristezza e anche un senso di perdita, sia rispetto ai nostri ricordi di un tempo in Italia, sia rispetto alla vita che avevamo costruito all’estero. O almeno ad alcune sue parti.
Comprendere cosa significa attraversare una fase di shock culturale inverso è un primo passo di consapevolezza, molto importante per affrontare questo vissuto. Vediamo di seguito quali sono le fasi di questo processo e le principali sfide che si possono incontrare nel percorso di ri-adattamento.
Ma prima un breve disclaimer.
La letteratura che parla di questi fenomeni definisce delle fasi precise, tuttavia le persone sono diverse l’una dall’altra. Quindi, sebbene queste generalizzazioni siano molto utili nell’aiutarci a inquadrare e comprendere un fenomeno, il vissuto di shock culturale inverso rimane comunque personale e unico per ognuno di noi. Potresti quindi ad esempio non ritrovarti in tutte le fasi sotto descritte, o averle vissute in un ordine diverso.
Le fasi del reverse culture shock
Lo shock culturale è un processo che può manifestarsi con intensità e modalità diverse, a seconda della propria esperienza all’estero, delle motivazioni del rientro e del contesto in cui si torna.
Non tutti attraversano le stesse sensazioni, e quelle che per semplicità descrittiva sono inquadrate come fasi distinte, a volte si intrecciano fra loro o non hanno necessariamente una successione temporale così precisa.
Tuttavia, alcune dinamiche ricorrono spesso, e riconoscerle può essere un primo passo per dare senso a ciò che si prova.
1. Euforia del ritorno.
Inizialmente, rientrare può generare un senso di gioia, sollievo o anche entusiasmo, soprattutto se è stato un trasferimento desiderato e atteso. Si torna ad avere amici e familiari vicini e a poterli vedere spesso, si ritrovano i sapori familiari, ci si riappropria dei luoghi conosciuti e di alcune abitudini di un tempo.
Tutto può sembrare rassicurante e c’è la gioia di poter riavere quotidianamente alcune cose di cui si era sentita molto la mancanza negli anni all’estero. In questa fase, spesso, si vive una sorta di “luna di miele” con il proprio paese d’origine.
2. Scontro con la realtà.
Con il tempo, l’euforia del rientro può lasciare spazio a una sensazione più sfumata di spaesamento. Come se qualcosa stonasse. Le dinamiche sociali a volte non tornano o sembrano strane, iniziamo a notare delle modalità che ci infastidiscono, o che ci appaiono diverse da quelle che ricordavamo con affetto e nostalgia mentre eravamo via.
Il fatto è che il nostro modo di interagire e alcuni nostri valori sono cambiati negli anni, grazie all’incontro con culture e abitudini diverse. Guardiamo le interazioni e le conversazioni con occhi diversi e può quindi emergere una certa fatica nel riconoscersi in ciò che, una volta, sembrava scontato.
3. Frustrazione e isolamento.
Quando il senso di disconnessione cresce, può affacciarsi un vissuto di frustrazione, malinconia o solitudine. Si può arrivare a sentirsi in parte o del tutto fuori posto in un ambiente che ritenevamo naturalmente familiare, o su cui avevamo proiettato determinate aspettative prima di rientrare.
Di questo vissuto spesso fa parte anche la difficoltà ad esprimere ciò che siamo diventati e a comunicare le nostre esperienze. È una fase delicata, che può portare a interrogarsi su cosa significhi oggi “casa”. Interrogativo molto presente nella vita di una persona expat, ma che magari non ci aspettavamo di avere dopo quel rientro in Italia, voluto e sognato nel tempo.
La difficoltà può essere amplificata dal fatto che amici e la famiglia spesso faticano a comprendere il nostro cambiamento, perché molto lontano dalla loro esperienza. Questo può portare a una sensazione di solitudine e di dubbi sulla nostra scelta di essere rientrati in Italia.
4. Adattamento e reintegrazione
Molte persone riescono a trovare un nuovo equilibrio, ma ci vuole tempo. L’espressione nuovo equilibrio non è casuale. Non si tratta infatti di ritrovare l’equilibrio di prima, come magari qualcuno può aver pensato rientrando, perché questo non è “fisiologicamente” possibile: noi non siamo più le stesse persone che eravamo prima dell’esperienza all’estero.
Quindi, va messo in conto che il riadattarsi non è immediato, ma che con il tempo e una serie di riaggiustamenti, è possibile integrare ciò che si è vissuto all’estero nella propria vita presente, valorizzandolo come parte integrante della propria identità.
Per questo non è un “tornare come prima”, quanto piuttosto scoprire un modo diverso di stare nei propri contesti, con una nuova consapevolezza e modalità.
Si tratta anche di trovare il modo, progressivamente, di rendere le cose apprese all’estero strumenti utili per affrontare la nuova realtà. Questa è la fase in cui si riesce a riconnettersi con la propria cultura d’origine in modo nuovo e più consapevole. Anche se magari permarrà uno sguardo più critico di prima su alcuni aspetti a cui in passato non facevamo nemmeno caso.
Quali sfide affronterai?
Anche in questo caso, nessun elenco può racchiudere tutte le esperienze possibili. Ma ci sono alcune difficoltà che tornano spesso nelle storie di chi rientra da un’esperienza all’estero. Riconoscerle può aiutare a sentirsi meno soli.
- Cambiare e non sentirsi riconosciuti
Tornare con nuovi occhi, idee e abitudini è naturale dopo un periodo all’estero. Ma non sempre il contesto di origine è pronto ad accogliere questo cambiamento. Anche perché, a loro volta, le persone rimaste hanno bisogno di riadattarsi a chi sei ora, in quanto non conoscono tutte le tue nuove sfaccettature. Quindi può succedere di sentirsi fraintesi, giudicati o “semplicemente” non del tutto visti.
Dopo un periodo all’estero, è normale cambiare. Si sviluppano nuove abitudini, modi di pensare diversi e spesso una visione più aperta del mondo. Tuttavia, chi ci circonda potrebbe non arrivare a comprendere fino in fondo questi cambiamenti, e a volte potrebbe anche non apprezzarli. Questo rischio c’è, ma fa parte delle relazioni: cambiando, grazie alle diverse esperienze di vita, con alcune persone non ci troviamo più in sintonia come prima, o lo siamo solo per alcuni aspetti e non per altri.
- Nostalgia di casa… “al contrario”.
Spesso si dice “nessun posto è come casa”. Sì… ma di quale casa parliamo? Non è detto che la nostalgia sia rivolta solo al luogo d’origine. Spesso si rimpiangono abitudini, ritmi di vita o relazioni costruite all’estero, che sembrano ora più vicine alla propria identità. Una parte di sé resta legata a quell’altrove e a quella quotidianità.
- La fatica di raccontarsi.
Raccontare le proprie esperienze a chi è rimasto a casa può essere difficile, soprattutto quando chi ascolta non ha vissuto esperienze simili e magari non è abituato ad avere interessi che vanno molto oltre la propria quotidianità.
A volte si sceglie il silenzio, altre si prova frustrazione per non riuscire a condividere pezzi importanti del proprio percorso. Questo vale per qualsiasi esperienza vissuta, ma in ogni caso può creare un senso di distanza con le altre persone.
- Fare i conti con la noia.
Dopo l’intensità del vivere all’estero – dove novità e scoperta sono all’ordine del giorno – la quotidianità può apparire più piatta o ritmi troppo lenti. La routine familiare, i luoghi già noti, la maggiore prevedibilità delle giornate, possono generare un senso di monotonia o insoddisfazione.
- Sensazioni di estraneità
Chi ha vissuto all’estero spesso sviluppa una nuova prospettiva sulla propria cultura d’origine. Una volta tornati, ciò che prima sembrava normale può apparire strano o stonato. Cambia il modo in cui si osserva la società, e questo può generare una sensazione di distanza o addirittura di estraneità.
- Perdita di autonomia
Molte esperienze all’estero portano con sé una forte crescita in termini di indipendenza. Non solo se è stata la prima esperienza fuori casa dei genitori, ma anche per la quantità di situazioni in cui si è imparato a cavarsela, a scoprire nuove risorse personali e una dose di coraggio che non conoscevamo.
E poi si è imparato a destreggiarsi in una cultura con valori diversi e regole sociali differenti.
Tornare a casa, magari in una situazione più strutturata, con la sensazione di ritrovarsi in mezzo ad aspettative familiari e sociali, o con condizioni economiche più limitate, potrebbe far percepire una perdita della propria libertà.
Come affrontare lo shock culturale inverso?
Ecco qui alcuni spunti che possono aiutare ad attraversare questo passaggio in modo più consapevole e con un atteggiamento propositivo:
- Dai valore al cambiamento
Non sei più la stessa persona di prima, e va bene così. Le tue trasformazioni non sono da temere, ma da accogliere, perché fanno inevitabilmente parte del percorso.
Soprattutto quello di un expat. Sentirti magari in colpa non aiuta il processo di reintegrazione, anzi, te lo rende solo più duro.
- Cerca persone con esperienze simili
Parlare con chi ha vissuto un percorso simile può aiutare. Non solo per provare una sensazione di comprensione, di cui a volte abbiamo bisogno, ma anche per connetterti con persone con cui condividere più pienamente parti di te.
Oltre che come occasione per aggiungere alla rete che hai già anche una nuova rete che sia in sintonia con chi sei diventato/a.
- Non tornare indietro, costruisci avanti
Non c’è bisogno di riprendere la vita da dove l’avevi lasciata. Non cercare di ricreare la vita di prima. Puoi creare nuove routine, nuovi spazi, nuovi modi di essere, partendo da dove sei ora. Perché sarà molto più soddisfacente e in linea con chi sei, anche se richiederà un po’ di tempo.
- Concediti questo tempo
Il rientro è un processo, non una tappa da raggiungere in fretta. Datti il tempo di capire, esplorare, assestarti. Concediti il tempo necessario per trovare un nuovo equilibrio.
Qualunque sia stata la ragione che ti ha fatto tornare nel Paese di origine, ricordati che questa scelta non significa tornare indietro. Anche grazie alla tua vita all’estero, di cui porti con te l’incredibile bagaglio di esperienza, puoi continuare ad evolverti, adattarti e sperimentare nuovi modi di vivere. Con le radici da una parte e lo sguardo rivolto a tutto ciò che ancora puoi scoprire e creare, anche nel familiare.
Noi di Con te all’estero ti aiutiamo a superare le difficoltà che stai vivendo e a costruire il benessere che meriti attraverso un percorso psicologico.
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