#PSYCHOMUSIC Vol. 2
Psicologia in Musica • Quando una canzone parla di te.
Stressed out è una canzone diventata simbolo del successo del duo americano Twenty One Pilots. Questo brano è caratterizzato da un sound molto orecchiabile meno azzardato rispetto ai molti pezzi da loro composti, malinconico, nostalgico che racconta il passaggio dall’infanzia all’età adulta, le aspettative e i sogni che si scontrano con le insicurezze e lo stress.
Il brano è inserito nell’album Blurryface, personaggio inventato dal cantante che lui stesso racconta così in un’intervista del 2016: «Gli atteggiamenti che assumiamo per neutralizzare le nostre incertezze possono essere davvero dannosi. Così ho creato questa entità immaginaria per rappresentare tutti i miei dubbi e i miei tentennamenti. Le ho dato una faccia e ci ho fatto quattro chiacchiere per capire cosa ci fosse di sbagliato in me. Volevo individuare i comportamenti innaturali che mettevo in pratica per compensare le mie insicurezze».
Per rappresentare Blurryface durante le esibizioni dal vivo e i video musicali, il cantante si dipinge il collo e le mani di nero, a simboleggiare rispettivamente le insicurezze canore e compositive. Allo stesso tempo, anche il batterista utilizza del colore rosso per contornarsi gli occhi, come una sorta di trucco da guerra che simboleggia la battaglia contro Blurryface e le insicurezze che egli rappresenta.
Proprio in stressed out entra spesso in scena questo alter ego che con una voce carica di eco canta l’importanza che ha per lui il giudizio degli altri.
La crescita è associata all’essere più razionali, al lavoro duro finalizzato al guadagno, la fantasia e i sogni fanno parte di una fase infantile ed immatura e non c’è spazio per coltivarli.
Nel video viene raccontato il desiderio di rivivere i ricordi di gioventù e i luoghi tranquilli e confortevoli in cui sono cresciuti. Il set è rappresentato dalle loro case, le loro camere da letto e come attori ci sono proprio le loro famiglie.
Nella prima strofa il cantante, attraverso un rap con voce chiara e inalterata, racconta il suo desiderio di creare canzoni con sonorità migliori che nessuno ha mai sentito, avere una voce migliore per cantare testi più belli, poter creare una sequenza di accordi completamente originale e non dovere trovare rime a tutti i costi, nelle sue canzoni (in questa battuta evita proprio la rima).
Crescendo capita di ritrovarsi bloccati tra quello che desideriamo fare o essere e quello che invece ci viene richiesto.
Tutti questi desideri rispecchiano lo stile che tende a perseguire il duo, infatti nei loro testi raccontano la battaglia nel creare canzoni che possano avere un senso per loro indipendentemente dalla richiesta del mercato musicale o dei trend.
Da piccoli dicevano loro che una volta cresciuti le paure sarebbero diminuite ma invece sono diventati più vulnerabili e insicuri, preoccupati di ciò che pensa la gente.
Da questa insicurezza arrivata con la crescita il ritornello fa emergere la nostalgia verso l’infanzia, “i bei vecchi tempi”, quando qualsiasi stress poteva essere risolto da una ninna nanna cantata dalla mamma. Nessun problema era duraturo o abbastanza serio da non poterlo risolvere. Ma adesso non è così.
La canzone prosegue con un ricordo del cantante, nello specifico un odore che gli ricorda la sua infanzia. Quell’odore gli concede una tregua dallo stress, e immagina di poterci creare una candela e venderla, ma conclude che solo suo fratello la comprerebbe poiché avrebbe avuto senso solo con qualcuno che aveva condiviso l’infanzia con lui, le stesse esperienze.
Questa essenza “ci ricorderebbe quando niente aveva davvero importanza”, ed è proprio quel momento che lui vorrebbe rivivere, i bei vecchi tempi in cui da bambini si gioca a fingere di essere qualcun altro e a immaginare di costruire un razzo per andare nello spazio, suggerendo una fede infantile in possibilità illimitate.
Adesso però le opportunità per sognare di fare grandi cose ed esplorare sono minori, la vita adulta perde un’innocenza che deriva dal sentirsi al sicuro dalle preoccupazioni, invece di giocare, dobbiamo lavorare per guadagnarci da vivere. Questa pressione sociale viene rappresentata molto bene nel video dalla scena in cui, mentre i due artisti sono a letto a sognare ad occhi aperti, le loro famiglie urlano loro ripetutamente di svegliarsi da questa fantasia e iniziare a fare soldi. È singolare anche l’utilizzo dei colori: il duo disteso su un letto bianco indossa vestiti rossi per rappresentare il mondo immaginativo vivace ed interessante, mentre tutti gli altri, che rappresentano il mondo reale, sono vestiti di nero.
La canzone si conclude con questo conflitto tra il divertimento del fare finta tipico dell’infanzia e la necessità di staccarsi da tutto questo. Nel video viene rappresentato da due versioni del cantante, una versione nella strada davanti alla casa dove è cresciuto, che cammina con lo zaino sulle spalle. L’altra è l’alter ego Blurryface che ha gli occhi rossi e canta da una stanza buia.
Proprio questo conflitto è il motore che ci spinge avanti nel nostro cammino. A volte la pressione sociale e le insicurezze ci bloccano impedendoci di tornare a casa, ai bei vecchi tempi, ma ci permettono allo stesso tempo di fare esperienza e di maturare. Non possiamo evitare di crescere e di avere sempre più responsabilità. Solo andando avanti possiamo affrontare Blurryface per riuscire a superare le paure e le incertezze. Questo non vuol dire perdere la spensieratezza ma rielaborarla in una chiave diversa, da un altro punto di vista che ci permetterà di sentirci leggeri anche da adulti.