Hai mai immaginato come sarebbe la tua vita altrove? Un’altra città, nuove abitudini, un altro ritmo. L’idea di trasferirsi all’estero affascina sempre più persone.
Secondo i dati ISTAT del 2024, sono circa 156.000 gli italiani che hanno scelto di emigrare solo nell’ultimo anno, il 36.5% in più rispetto al 2023. E non sono solo giovani in cerca di opportunità: ci sono famiglie, professionisti, coppie, single, che sentono il bisogno di cambiare aria, prospettiva, orizzonte.

Come abbiamo ribadito più volte però, non si tratta affatto di una decisione facile da prendere. Il desiderio di trasferirsi all’estero può nascere da molteplici ragioni e nascondere dietro di sé dubbi, preoccupazioni e paure.
Non possiamo quindi sorprenderci se, per alcune persone, a volte quella spinta si ferma sul nascere, quando la paura di trasferirsi prende il sopravvento.
Paura di sbagliare, di affrontare gli imprevisti, di trovarsi a fronteggiare problematiche in una lingua diversa, di non riuscire a ricominciare.
Vogliamo svelarti un segreto: queste ansie non hanno a che fare solo con chi è al suo primo trasferimento all’estero, ma anche gli expat più “esperti” possono trovarsi a fare i conti con questi dubbi e paure ogni volta che decidono di cambiare paese.
E’ anche per questo motivo che ci sentiamo di affermare che queste paure non sono assolutamente un segnale di debolezza.
Sono la prova che ci tieni e che stai pensando a un cambiamento importante. E se è vero che ogni trasformazione porta con sé una quota di rischio, è altrettanto vero che è spesso proprio da lì che nasce qualcosa di prezioso.
Le paure più comuni di chi vuole trasferirsi all’estero
Quando si valuta un trasferimento, l’entusiasmo iniziale convive con una serie di timori che variano per ognuno di noi e possono dipendere dalle situazioni che ci circondano.
Alcune paure possono essere più visibili, altre più profonde, ma tutte hanno un peso reale nel processo decisionale.
Proviamo a vederne insieme alcune che hanno condiviso con noi molte persone expat nel corso degli anni, ma che ovviamente non pretendono di essere universali né obbligatorie in questo processo.
Lasciare la stabilità.
Anche se la realtà presente ci risulta insoddisfacente, l’idea di abbandonare il conosciuto può bloccarci e farci dubitare su quale sia la scelta migliore da prendere.
Il termine “zona di comfort” non è un semplice cliché, cambia per ciascuno, ma ha sempre un punto in comune: la stabilità.
Decidere di stravolgere qualcosa di stabile – fatto di abitudini ben conosciute e in cui sappiamo come destreggiarci – spesso fa paura, lo sappiamo bene.
Ed è normale. Ma c’è anche un altro lato che possiamo considerare: via via che metteremo un piede fuori da quella zona, inizieremo a costruire nuovi punti di riferimento.
Piccoli pezzi di quotidianità che diventeranno familiari, luoghi in cui ci sentiremo un po’ più noi stessi/e, persone con cui inizieremo ad intrecciare relazioni.
E allora quella sensazione di destabilizzazione, che sembra all’inizio così spaventosa, piano piano si appianerà lasciando spazio alla possibilità di sentirsi bene, anche altrove.
Stare lontano dagli affetti.
La famiglia, gli amici di sempre, i luoghi a cui si è legati emotivamente possono rappresentare un vincolo importante e non è affatto semplice decidere di mettere della distanza geografica tra noi e loro. E allora cosa fare?
E’ utile considerare che non sempre la distanza fisica corrisponde a una distanza affettiva.
Ci saranno altri modi per rimanere connessi: una chiamata quando serve, un messaggio nei momenti inaspettati, o semplicemente il sapere che ci si pensa, anche da lontano.
A volte si scopre che si può essere molto più vicini/e emotivamente alle persone vivendo a mille chilometri di distanza, rispetto a quando si abitava a pochi isolati.
La vicinanza può trovare strade nuove per esprimersi. E anche se i nuovi legami che si creeranno all’estero non avranno la stessa forma di quelli lasciati in Italia, questo non li renderà meno profondi o significativi.
Solitudine.
Trovare persone con cui condividere momenti ed esperienze in un posto nuovo richiede tempo, e può spaventare l’idea di trovarsi, una volta all’estero, a socializzare in una lingua e una cultura che non sono le nostre.
Considerarlo prima di partire può essere utile, ma è molto utile sapere anche che darsi tempo è la prima regola fondamentale.
Questa sensazione cambierà e potrai essere parte attiva di questo cambiamento: cercando community di italiani all’estero nella città che ti ospiterà, partecipando a eventi locali, studiando la lingua, cercando angolini del nuovo posto che ti fanno sentire “calore”, sono tutte cose che puoi fare per sentire meno la solitudine fin da subito.
Barriere linguistiche e culturali.
Un’ altra preoccupazione è quella di trovarsi a disagio nel non capire o non riuscire ad esprimersi.
In effetti all’inizio può essere una bella sfida, lingua diversa, codici culturali da conoscere. Ma considera che può contemporaneamente essere affascinante.
In ogni caso noi ti consigliamo di studiare la lingua prima di partire e approfondire aspetti della cultura di destinazione, avere una base prima di arrivare può esserti di grande aiuto per orientarti nei primi tempi.
Inoltre, adesso ti spaventa perché ancora non sei lì, ma quando vivrai quel contesto da dentro, sarà meno spaventoso e imparerai un sacco di cose nuove ogni giorno, sarà un processo che vivrai un pò per volta e che ti darà un sacco di soddisfazione!
Incertezza lavorativa.
Se fai parte della fetta di persone che sta pensando di trovare lavoro una volta all’estero, potresti avere paura di passare dei periodi senza lavorare o di doverti accontentare di qualcosa che non ti piace e questo potrebbe far vacillare la tua decisione di partire. Ti vogliamo intanto rassicurare: questo è uno dei timori più frequenti di chi parte per cercare lavoro.
Tieni a mente 2 cose:
- Se stai pensando di trasferirti, è probabile che la situazione lavorativa in Italia non ti stia offrendo ciò di cui hai bisogno e che il lavoro che hai adesso non ti rende felice;
- Prima di partire può sembrare tutto più complicato. Ma essere sul posto, iniziare a parlare la lingua ogni giorno, entrare in contatto diretto con la cultura locale può fare una grande differenza nella ricerca di un impiego.
E se all’inizio il lavoro che troverai non sarà perfettamente in linea con ciò che desideri, pensa che può rappresentare un primo passo concreto per capire come funziona il sistema locale, per esercitare la lingua, comprendere alcune dinamiche e fare poi un ulteriore salto verso qualcosa che rispecchi davvero chi sei e cosa cerchi.
Studiare fuori.
Cambiare metodo di studio, adattarsi a un nuovo ambiente accademico, capire come funziona davvero il sistema educativo: non è sempre facile, e può mettere pressione, soprattutto all’inizio. E’ una bella sfida, ma ci si può preparare per rendere tutto più semplice.
Cominciare a informarsi sui sistemi educativi, sui metodi di studio, e sulla lingua può aiutarti ad affrontare con più serenità l’impatto iniziale.
E poi, una volta lì, molte cose diventano più semplici: vivendole da dentro, incontrando altri studenti, condividendo dubbi e soluzioni con chi sta attraversando le stesse difficoltà.
Quello che all’inizio sembra spaventoso può trasformarsi in un’occasione preziosa per stringere relazioni nuove e scoprire un modo diverso di apprendere e vivere il percorso di studio. Una sfida, sì, ma anche una bella avventura.
Se abbiamo parlato di tutte queste paure è perché sono molto comuni in chi si appresta a fare un’esperienza all’estero, che sia breve o meno. Sono comuni ma non universali, quindi potresti esserti riconosciuto/a in alcune e non in altre.
La cosa importante è sapere che nonostante questi timori puoi espatriare lo stesso perché ci sono molti modi per affrontarli e per prepararsi al meglio a quest’avventura.
E se le paure che hai ti frenano o senti che sono troppo grandi, non devi fare tutto da solo/a: ci siamo noi di Con te all’estero che possiamo sostenerti e accompagnarti in questa avventura.
Le motivazioni che spingono a partire nonostante le paure
Ricorda: le persone che decidono di vivere all’estero non sono più coraggiose, hanno solo trovato motivazioni più forti della paura.
Per alcune questo processo è praticamente immediato, per altre invece è necessario più tempo e riflessioni più profonde. Qualunque sia il momento in cui ti trovi, vogliamo condividere con te alcune motivazioni che hanno prevalso sul timore del trasferimento.
Magari leggerle può aiutarti ad affinare le tue riflessioni, oppure a farti pensare: “Ok, questo aspetto di vivere all’estero mi fa paura…ma quest’altro che ho qui mi spaventa ancora di più!”
Crescita personale.
Nel momento in cui si cambia contesto, si imparano cose nuove su sé stessi/e. Non succede solo in un posto nuovo, ma sicuramente vivere in una realtà diversa da quella a cui siamo abituati ci porta a entrare in contatto con persone, luoghi, culture e modi di vita differenti e questo accelera il processo.
Tutte queste esperienze ci arricchiscono a livello personale, ci modellano e ci mettono in luce punti di vista che forse non avremmo mai potuto immaginare, regalandoci a volte un gran senso di libertà.
Sviluppo professionale.
In alcuni settori, le opportunità sono semplicemente maggiori. In altri, il modo di lavorare è più dinamico, più trasparente, più attento alle competenze e meno ai titoli.
Se si hanno alte ambizioni a livello professionale, che purtroppo nel paese di origine non trovano sfogo, trasferirsi all’estero può essere una valida soluzione.
Sperimentare un contesto lavorativo estero è una bella sfida e qualsiasi esperienza farai ti porterai dietro un bel bagaglio.
Qualità della vita.
Cambiare paese può significare vivere in un ambiente che risponde meglio alle tue esigenze, con una mobilità più sostenibile, spazi pubblici accessibili e servizi più efficienti.
In alcuni casi, può anche significare rallentare il ritmo della propria vita, godendo di un’esistenza meno frenetica. Al contrario, in altri casi, può essere l’occasione per vivere più intensamente, immergendosi in una realtà che ti stimola a crescere continuamente.
Quello che stabilisce la tua qualità della vita lo puoi decidere solo tu, chiedendoti sempre: mi soddisfa il luogo dove vivo? Vorrei delle cose diverse? Quali?
Le risposte a queste domande possono essere il motore che ti fa decidere (o meno) di partire.
Fuga da situazioni insoddisfacenti.
Non si tratta sempre di una questione di opportunità. A volte, partire è un modo per mettersi in salvo da dinamiche familiari o personali che non fanno più bene.
La routine quotidiana, le dinamiche familiari o le relazioni difficili possono diventare opprimenti, spingendo a cercare un cambiamento radicale. Cambiare paese in questi casi non è solo una ricerca di nuovi orizzonti, ma anche un modo per ritrovare sé stessi, allontanandosi da ciò che limita la propria felicità e benessere.
Qualche volta ricominciare da un’altra parte può essere meno faticoso del provare a cambiare situazioni che riteniamo stagnanti.
Voglia di non avere rimpianti.
A causa delle paure, restare può sembrare più semplice, ma se il pensiero di provare non ti molla mai, forse la domanda da farti è: riuscirò a convivere con il rimpianto di non aver mai osato?
La voglia di non avere rimpianti è un motore potente che spinge molte persone a fare il salto.
In fondo, ciò che più pesa non è il rischio di fallire, ma il timore di non aver dato una possibilità a quella nuova vita che potrebbe offrirci molto più di quanto immaginato.
Il processo di adattamento: cosa aspettarsi realmente
La prima cosa da tenere presente è che adattarsi in un nuovo paese è appunto un processo.
Non è immediato, non è uguale per tutti, non è solo bellissimo o bruttissimo, ma ci sono (per fortuna) tante sfumature di complessità. Le emozioni possono cambiare velocemente e si può passare dal “chi me lo ha fatto fare” a “che figata essere qui” nell’arco di poche ore.
Vediamo però da vicino alcuni aspetti che può essere utile aspettarsi, non perché insormontabili, ma perché se li teniamo a mente, quando (e se) arriveranno sapremo meglio come affrontarli.
- L’entusiasmo iniziale e lo shock culturale
I primi tempi in un nuovo paese sono spesso pieni di entusiasmo. Tutto è una scoperta: la lingua da imparare, le curiosità inaspettate, le differenze che ci sorprendono.
È come trovarsi in un frullatore di novità che alza l’adrenalina e ci fa guardare il mondo con occhi pieni di meraviglia.
Con il passare dei giorni, però, può succedere che ciò che all’inizio ci affascinava inizi a pesarci un po’, oppure che la difficoltà di esprimere pensieri complessi in un’altra lingua ci faccia sperimentare frustrazione o isolamento.
È normale: mano a mano che ci immergiamo nella nuova quotidianità, emergono sfide più profonde, barriere da superare, modi diversi di socializzare a cui dobbiamo abituarci.
Fa parte del processo di adattamento. E, in questo percorso, il tempo sarà il tuo più grande alleato: tempo per conoscere, per capire, per sperimentare tutto ciò che di nuovo sta entrando nella tua vita.
Se ti interessa questo argomento e vuoi approfondire alcuni aspetti, puoi leggere il nostro articolo sullo shock culturale.
- Le aspettative
Quando ci trasferiamo in un paese di cui abbiamo sentito tanto parlare, spesso partiamo con delle aspettative. Alcune ci aiutano a orientarci nei primi giorni — ad esempio, pensiamo che in quel paese tutto funzioni meglio, o che sia facile fare nuove amicizie. Allo stesso tempo, però, queste aspettative ci fanno immaginare situazioni (positive o negative) che non sempre si realizzano come pensavamo.
Se la realtà ci sorprende in meglio, tutto fila liscio. Ma quando invece le nostre aspettative vengono deluse, e non siamo pronti a rimetterle in discussione, il rischio è di sentire smarrimento o scoraggiamento. Lo stesso può succedere se ci aspettiamo che tutto sia simile all’Italia.
Non ti stiamo dicendo di non avere aspettative — sarebbe impossibile! Solo di essere pronto/a a rivederle, ad adattarle.
Se, per esempio, ti sei trasferito pensando che sarebbe stato facile fare amicizia e invece ti sembra più complicato, puoi provare a chiederti: nella cultura locale, ci sono modi diversi di creare legami? E cosa potresti fare per avvicinarti a queste nuove modalità?
- Il tempo
Lo abbiamo già detto, ma ci preme dirtelo ancora: datti tempo.
Ci vorrà del tempo per una serie di cose: per ambientarsi, per creare amicizie, per sentire il posto familiare.
Tutti vorremmo che ambientarsi fosse un processo immediato, ma non è sempre così: richiede tempo, per capire il nuovo posto, per scoprire cosa ci piace fare in quel contesto, per capire come noi stessi stiamo cambiando con quell’esperienza.
Abbiamo bisogno di tempo per riprendere confidenza con le cose che ci circondano, ritrovare dei posticini che diventano “casa”, riavere dei punti di riferimento che abbiamo perso.
Quindi quando arriverai nel nuovo Paese, se le prime settimane non saranno “wow”, non disperare, datti l’opportunità di riassestarti prima di decidere che non ti piace il posto.
Mollare tutto e trasferirsi all’estero a qualsiasi età
C’è un’idea un po’ diffusa, anche se raramente detta ad alta voce: che certe scelte si possano fare solo in una fase precisa della vita. Come se partire, cambiare tutto, rimettersi in gioco fosse un’opzione valida solo per chi ha vent’anni o poco più. Ma la verità è che non esiste un momento giusto in assoluto — esiste il momento giusto per te.
Trasferirsi all’estero a 40, 50 o 60 anni non è una follia, né un azzardo, è una possibilità.
E se arriva più tardi, porta con sé uno sguardo diverso, forse più consapevole. Ogni età ha le sue sfide, certo, ma anche le sue risorse e non esiste un’età in cui si smette di poter scegliere.
Consigli pratici da chi ha già fatto il grande passo
Non esistono formule universali, ma ci sono accorgimenti che potrebbero aiutarti a vivere questa esperienza con meno strappi e più consapevolezza.
- Fai un’esplorazione sul campo: se hai la possibilità, dedica un po’ di tempo a vivere nel Paese che hai in mente prima del trasferimento vero e proprio. Cammina, osserva, parla con chi ci vive. Non tutto si può prevedere, ma questo ti darà uno sguardo più concreto.
- Informati senza saturarti: prepararsi è importante, ma non vuol dire dover sapere tutto in anticipo. Concentrati sulle informazioni davvero utili (sistema sanitario, documenti, burocrazia, alcuni aspetti culturali). Il resto lo scoprirai un passo alla volta e sarà bello così.
- Coltiva flessibilità e curiosità: è normale che alcune cose siano diverse da come le avevi immaginate, ed è normale che non tutto vada liscio. Ma se riesci a rimanere aperto a ciò che incontri e a sperimentare, potresti scoprire mondi nuovi anche dentro di te.
A volte, quello che all’inizio sembra strano o scomodo può, col tempo, trasformarsi in qualcosa che impariamo ad apprezzare. Abitudini che in Italia ti sembravano “ovvie” potrebbero trovare nuove forme, nuove strade, e va bene così: cambiare non significa perdere chi sei, ma arricchirti.
Per farlo, può essere utile provare a capire i “perché” dietro certi modi di vivere diversi dal tuo, e dare valore anche ai tuoi piccoli traguardi quotidiani.
Sperimentando, potresti scoprire che dietro ogni ostacolo si nasconde un’opportunità di crescita, un’occasione per reinventarti o semplicemente per vedere il mondo da una prospettiva diversa.
- Dai spazio alla tua storia, senza rinunciare a quella nuova: integrare non significa scegliere tra il prima e il dopo. Puoi portare con te parti importanti della tua vita passata e lasciar spazio a quelle nuove che nasceranno. Il vero equilibrio non è un taglio netto, ma un dialogo tra le due dimensioni. L’integrazione non significa rinuncia, ma trasformazione. Puoi costruire un nuovo equilibrio, portando con te ciò che ti fa stare bene.
Conclusione
Forse la vera domanda non è: “Ho ancora paura di trasferirmi?”.
Ma: “Cosa farei se smettessi di aspettare di non averne più?”.
Perché sì, avere paura è normale. È persino sano, in certi momenti. Ti aiuta a riflettere e a non buttarti senza paracadute, ma a volte può diventare così ingombrante da impedirti perfino di guardare oltre.
Vivere all’estero non è una scelta perfetta, è una scelta autentica. Una di quelle che ti portano a conoscerti meglio, a costruire qualcosa che assomigli un po’ di più a ciò che desideri davvero. N
on è detto che sarà semplice, né che tutto andrà liscio, ma potrebbe essere molto più ricco, profondo e trasformativo di quanto immagini ora.
Che tu sia solo all’inizio di una riflessione, nel pieno dei preparativi o in un momento di stallo, ricordati che non devi fare tutto da solo.
Noi di Con te all’estero siamo qui proprio per questo: per aiutarti a esplorare, a comprendere e a scegliere con consapevolezza.
Non abbiamo ricette preconfezionate, ma camminiamo insieme, passo dopo passo, nel rispetto dei tuoi tempi e delle tue esigenze.
Parliamone insieme.
CHECKLIST PRE-PARTENZA:
✅ Studia la lingua: anche solo le basi possono fare una grande differenza nei primi tempi.
✅ Approfondisci la cultura: informarsi sulle abitudini e sui valori locali ti aiuterà a sentire meno lo spaesamento.
✅ Datti tempo per ambientarti: adattarsi non è immediato, è un processo e attraversa delle fasi.
✅ Datti tempo per costruire nuove amicizie: esplora gruppi di expat, partecipa a eventi locali, prova app dedicate.
✅ Cerca informazioni pratiche sul Paese: leggi, ascolta, confronta esperienze per capire se quella realtà si avvicina a ciò che cerchi.
✅ Non aspettarti che tutto sia uguale all’Italia: accettare le differenze ti permetterà di viverle come arricchimento, non come ostacoli.✅ Coltiva mente aperta e curiosità: la chiave per trasformare ogni nuova esperienza in un’occasione di crescita.
Domande frequenti sul trasferimento all’estero
1. Come trovare lavoro all’estero dall’Italia?
Puoi iniziare dai portali internazionali (LinkedIn, EURES, Indeed), ma valuta anche i siti delle agenzie pubbliche per l’impiego del Paese di interesse. Costruisci un CV in linea con gli standard locali e partecipa a eventi o fiere online dedicate.
2. Quali sono i paesi più accoglienti per gli italiani?
In realtà, non esistono paesi universalmente “più accoglienti” per gli italiani. Ogni luogo può diventare accogliente se ci si avvicina con curiosità, rispetto e voglia di comprendere. Se si è disposti a imparare la lingua, a mettersi in gioco, a non guardare con sospetto le differenze, allora ogni cultura può aprirsi e diventare una casa possibile. L’accoglienza, spesso, inizia da come scegliamo di entrare in relazione con il nuovo che incontriamo.
3. Come gestire casa, burocrazia, sanità?
Le questioni pratiche possono creare confusione, soprattutto all’inizio. Informarsi prima di partire è fondamentale, almeno sugli aspetti principali: sanità, documenti, affitto. Cerca fonti affidabili, confrontati con chi ci è già passato e, se possibile, rivolgiti a consulenti esperti del Paese che ti interessa. A volte basta una buona guida per evitare passi falsi e partire con più serenità.
4. Che budget serve per iniziare?
Dipende da diversi fattori, primo fra tutti: hai già un lavoro o stai ancora cercando? Se parti senza un impiego, è importante avere dei risparmi che ti permettano di vivere per almeno qualche mese, in base al costo della vita del Paese scelto. Questa base di sicurezza ti aiuterà a muoverti con più lucidità e meno pressione. Anche se hai già un lavoro, avere un piccolo cuscinetto economico può comunque fare la differenza nei primi tempi.



