Avere più di 35 anni significa essere circondata da amiche che hanno figli, che stanno provando ad averne o che stanno soffrendo perché non riescono a rimanere incinte e magari hanno iniziato il percorso di fecondazione assistita, oppure optato per l’adozione.
Avere più di 35 anni ed un compagno significa che le persone intorno si chiedano, più o meno silenziosamente, quando ti deciderai a fare uno figlio o perché ancora tu non ne abbia.
Il confronto con me stessa
Il dialogo più intenso e complesso è quello che si instaura con se stessi, con quei dubbi che emergono spontaneamente e che a volte si manifestano con un’urgenza quasi opprimente. C’è questa pressione, spesso auto-imposta, di dover trovare una risposta chiara e definitiva alla domanda che risuona sempre più forte: voglio avere figli?
La verità è che una risposta, per quanto la cerchi, ancora non l’ho trovata. E questa ricerca è accompagnata dalla consapevolezza, sempre più tangibile, che il tempo a disposizione per questa esplorazione interiore non è infinito.
Non mi sono mai immaginata mamma
Ripercorrendo il filo dei miei pensieri e delle mie aspirazioni nel corso degli anni, emerge una costante che non posso ignorare: l’immagine di me come madre non ha mai occupato un posto centrale nei miei sogni o progetti di vita. Non si tratta di un rifiuto netto o di una posizione ideologica, quanto piuttosto di un’assenza naturale, spontanea, di questa proiezione nel mio futuro immaginato.
Il mio rapporto con i bambini dei miei amici è emblematico di questa disposizione d’animo: provo per loro un affetto sincero e una tenerezza autentica, ma questa connessione emotiva non si traduce in un desiderio profondo di sperimentare la maternità in prima persona. Le interazioni con loro, per quanto piacevoli, non risvegliano quell’istinto materno di cui molte persone parlano e che viene socialmente (ed erroneamente) considerato una caratteristica intrinseca delle donne.
Gravidanza e cambiamenti di vita
La prospettiva della gravidanza si presenta ai miei occhi come un territorio complesso da navigare, non solo per gli aspetti pratici che comporta – le visite mediche frequenti, gli esami continui (particolarmente sfidanti, tra l’altro, per chi non ha un rapporto sereno con l’ambiente ospedaliero) – ma soprattutto per la trasformazione profonda che imprime alla vita di una donna. Non è solo il corpo che cambia, ma l’intero equilibrio esistenziale che si rimodella intorno a una nuova presenza, totalmente dipendente e bisognosa di cure costanti.
Questa prospettiva si scontra con elementi che attualmente definiscono la mia identità e il mio benessere: la libertà di gestire il mio tempo e le mie energie come desidero, l’indipendenza nelle scelte quotidiane, un percorso professionale in continua evoluzione e una vita sociale ricca e variegata. Non sono semplicemente aspetti accessori della mia esistenza, ma pilastri fondamentali che contribuiscono alla mia realizzazione personale e al mio equilibrio.
E se cambiasse qualcosa?
Nonostante questa apparente chiarezza di visione, il dubbio resta un elemento costante di queste riflessioni. Mi trovo spesso a confrontarmi con domande che, per ora, non sembrano avere una risposta definitiva: cosa succederebbe se un giorno mi pentissi di non aver avuto figli? Se il desiderio di maternità si manifestasse quando ormai è troppo tardi?
Per ora, ho scelto di mantenere aperta questa possibilità, concedendomi il tempo di esplorare ulteriormente i miei sentimenti, senza forzare una decisione che potrebbe non essere ancora matura.
Il messaggio per me e per altre donne
In questo percorso di riflessione, emerge con forza un messaggio che va oltre la mia esperienza personale e si estende a tutte le donne che si trovano ad affrontare simili dubbi: è perfettamente legittimo non avere certezze sul proprio desiderio di maternità, così come legittimo sapere di non desiderare figli. Allo stesso tempo, per chi invece sceglie di averne, è assolutamente lecito essere mamma pur non sentendo quell’istinto materno forte e costante di cui tanto si sente parlare.
La società ci propone ancora troppo spesso un’equazione tra femminilità e maternità che non rispecchia la complessità dell’esperienza femminile contemporanea. Non siamo destinate naturalmente alla maternità, né questo dovrebbe essere l’obiettivo principale della nostra esistenza. Siamo esseri complessi, con la libertà e il diritto di definire il nostro percorso secondo i nostri valori e desideri più autentici.
E se un domani, guardandomi indietro, dovessi provare un senso di rimpianto per aver deciso di non essere genitore, sarà importante ricordare che quella scelta rifletteva autenticamente chi ero in quel momento della mia vita. Forzare una decisione così importante quando non la sentivo mia, sarebbe stata una forma di violenza verso me stessa, assolutamente non necessaria.
Non so se voglio avere figli: i dubbi e i sensi di colpa
Il tema dei sensi di colpa merita un’attenzione particolare, perché rappresenta il punto in cui le aspettative sociali si intrecciano – e spesso si scontrano – con i desideri più autentici di ogni donna. È un conflitto che si manifesta su molteplici livelli: il senso di colpa verso se stesse, verso il partner, verso la famiglia allargata, ma anche la società nel suo complesso.
Spesso è nei forum dedicati alla maternità che si vede bene quanto questo conflitto sia diffuso e profondo. Ed è a questi luoghi virtuali di scambio che spesso vengono confinati questi dubbi e queste paure, che non sembrano trovare naturalmente spazio nelle conversazioni pubbliche o familiari.
Akira, utente di uno di questi forum, nel condividere pezzi della sua storia, riflette i sentimenti di molte donne che vivono dubbi sulla maternità. Il suo racconto è un esempio di come questi dubbi sul voler essere madre, siano vissuti come una forma di inadeguatezza personale, invece che come qualcosa di lecito e come una scelta possibile.
Molte donne come lei si sentono divise tra il desiderio di corrispondere un certo ideale sociale di donna – una donna che è anche necessariamente madre – e i propri dubbi o desideri.
Anche il timore di deludere le aspettative del partner gioca un ruolo significativo in questo quadro complesso, specialmente quando il desiderio di genitorialità è più forte da parte sua.
La testimonianza di Celeste, un’altra utente di un forum, è quella di una donna che ha scelto la maternità principalmente per rispondere alle aspettative del marito. Questo racconto mette in evidenza quanto possano essere complesse le dinamiche emotive legate a questa decisione, e quanto i sensi di colpa finiscano purtroppo con esserne un attore del processo decisionale.
Non esiste una risposta semplice o univoca a questi dubbi: ogni donna vive la questione dell’essere genitore (o meno) in modo profondamente personale. O almeno così dovrebbe essere.
Per alcune, il percorso verso la chiarezza richiede tempo e una profonda esplorazione interiore, di cui non dovrebbe essere considerato scontato quale sarà l’esito. I dubbi e le paure sono parte integrante di questo viaggio verso una propria personale scelta. Ciò che conta più di tutto è rimanere in ascolto di se stesse, rispettando i propri tempi e la propria autenticità nel decidere se (ed eventualmente quando) intraprendere un passo così significativo come quello di avere figli.



