“Le cose di cui siamo stati convinti hanno misteriose date di scadenza: all’improvviso odiamo quello che abbiamo amato, ridiamo di quello per cui abbiamo pianto, ci vergogniamo di quello di cui andavamo fieri.”
Tratto da “Arrivano i Pagliacci” | di Chiara Gamberale
Cosa succederebbe se un giorno realizzassimo che un progetto in cui si è investito tempo ed energie non fa più per noi? E se ci domandassimo se siamo davvero così interessati a quello che stiamo studiando o al nostro lavoro? Se ci accorgessimo che quel sogno tanto inseguito non è poi così speciale come l’avevamo immaginato, come reagiremmo? Sono infinite le situazioni di questo tipo in cui una persona può trovarsi nel corso della propria vita e non è sempre semplice né indolore accettare che ci possano essere “date di scadenza” da affrontare, idee da cambiare, progetti da reinventare. Perché? Perché mettere in discussione le proprie convinzioni implica abbandonare alcune certezze, dover confrontarsi o scontrarsi con gli altri che potrebbero non riconoscerci. Implica rivedere l’immagine che abbiamo di noi e fare i conti con quella che pensiamo gli altri si siano costruiti. Si può fare? Sì, fortunatamente. Con le dovute accortezze di cui sentiamo di aver bisogno per non sentirci improvvisamente persi o senza alcun punto di riferimento. Cambiamento non è sinonimo di stravolgimento. Ha il sapore di qualcosa di più soft, più lento, costruito tenendo conto di ciò che di nuovo sentiamo di voler accogliere e ciò che di “vecchio” non vogliamo perdere o lasciar andare. Per far questo bisogna esser disposti a perdere l’equilibrio, a barcollare senza la certezza di alcune nostre convinzioni facendo attenzione a non trasformare, ad esempio per paura o impazienza, questa camminata temporaneamente più goffa in un salto nel vuoto.