Nel tentativo di spiegare questa guerra, ai nostri occhi incomprensibile, alcuni vedono questo conflitto come quello fra il mondo del ‘900 – delle nazioni e dei territori – e il mondo del XX secolo, quello della Globalizzazione.
Sembra che a fronteggiarsi non siano solo due Paesi ma due mondi: uno che rivendica confini e uno che quei confini non li vuole. Emblematico ai miei occhi è l’intervento di collettivi transnazionali di hacker che vivono nel Web, privi dei confini anche più basilari di un’identità e di un corpo.
Non vi sembri strano che un sito come il nostro, che supporta gli Italiani ovunque decidano di trovare se stessi, si domandi quale sia il senso dei confini nel secolo della Globalizzazione.
Non è raro anche nella stanza della terapia incontrare qualcuno che cerca di sanare qualche tipo simile di dicotomia fra Sé e l’Altro o fra parti di Sé.
E se questa guerra la vedessimo come il contrapporsi di chi ha bisogno di confini per sentirsi di appartenere e chi invece ha bisogno di muoversi per sentirsi vivo? Da una parte chi identifica nel territorio la propria identità e chi questa identità la cerca nel confronto? Chi sente di dover proteggere se stesso dai pericoli di ciò che non conosce, in antitesi a chi quell’ignoto lo ricerca per dare senso al suo essere?
Motivazioni contrapposte ma fondamentali per l’individuo, per le quali ci si chiede se ci sia una possibilità di giungere ad un’integrazione che ci auguriamo permetta a tutti di sentirsi sicuri e liberi ovunque decidano di stare!
Silvia Carattoni
Psicologa e Psicoterapeuta