Oggi vi parlerò di un argomento molto delicato e discusso. Molto spesso le persone che stanno attraversando una difficoltà relazionale, di coppia si chiedono se sia giusto o no separarsi dal compagno perché le cose non vanno bene, temendo che la separazione provochi dolore e difficoltà al figlio o ai figli.
E quindi ci si pone la fatidica domanda: è giusto stare insieme per i figli?
Fino a poco tempo fa, con l’idea di salvaguardare l’interesse dei figli, molti genitori cercavano di passare sopra ai problemi relazionali, a volte fingendo che non ci fossero. Lo stare insieme per i figli sembra una motivazione accettabile e addirittura lodevole e fondata su un grande senso di responsabilità (per loro mi sacrifico). È importante prendere in considerazione che molti genitori potrebbero essere spaventati dall’idea di ferire i figli facendo una scelta che fa star bene loro stessi e potrebbero sentirsi egoisti. Potrebbero anche sentire che non sono dei buoni genitori perché non garantiscono certi “standard”ai figli. Ma le relazioni amorose funzionano meglio se prescindono da ogni altra relazione (comprese quelle con i genitori e quelle con i figli). A tal proposito penso che a volte può anche capitare che la decisione di stare insieme solo per i figli ci protegga da altre preoccupazioni e paure.
Nell’idea di chiudere una relazione possiamo sperimentare la paura della solitudine, di non riuscire a dare una svolta alla propria vita, l’instabilità economica, il giudizio delle altre persone, il perdere la persona con cui hanno trascorso molti anni.
Perché ci spaventa così tanto la fine di una relazione a lungo termine?
Spesso è molto difficile chiudere una relazione anche quando ormai ci è chiaro che dentro non riusciamo più a starci bene.
Tante sono le paure che si possono provare quando il pensiero di chiudere inizia a materializzarsi.
Ci chiediamo se ci mancherà quella persona che ha condiviso tanti anni della nostra vita, ci chiediamo se riusciremo a muoverci nel mondo senza di lui o lei. Come sarà la vita senza di lui o lei? Ci mancherà? Riusciremo a rivedere un progetto di vita nuovo? Saremo in grado di perseguirlo e a definire se stessi senza la persona che ci ha accompagnato per così tanto tempo?
Alcune persone potrebbero vederlo come un fallimento, vedere la perdita del “nido” costruito insieme come una sconfitta.
Paure legittime e velate, a volte, dal “si sta insieme per i figli”.
Le nuove famiglie
Le famiglie si sono diversificate più negli ultimi 50 anni che in tutti i secoli precedenti. Allo stesso tempo anche la realtà sociale è cambiata profondamente (basti pensare all’instabilità e mobilità lavorativa, la maggiore parità tra genere, maggiore possibilità d’incontro con culture diverse) e quindi ci chiediamo se questo cambi qualcosa nel modo di essere famiglia, di essere genitori.
Risponderei dicendo che le differenze tra le famiglie di una volta e quelle di oggi preoccupano soprattutto chi vede nelle strutture familiari tradizionali l’unica garanzia di serenità e sviluppo equilibrato tra i bambini.
E allora cosa serve per una crescita sana ed equilibrata in una realtà che è cambiata profondamente?
La grande sfida che i genitori di oggi devono affrontare è quella di offrire ai figli stabilità nei cambiamenti che la vita comporta.
Tre tipi di stabilità:
Affettiva: i bambini non dovrebbero mai dubitare dell’amore dei genitori qualunque cosa stia avvenendo nella coppia o nella vita familiare.
Familiare: la famiglia esiste anche quando i genitori non stanno più insieme. È importante far proprio ed insegnare il concetto che le relazioni cambiano, si trasformano ma questo non significa che si interrompono. Il cambiamento modifica, non rompe.
Morale: nel mondo di oggi saper accogliere le diversità, evitare i giudizi assoluti, non temere ciò che è nuovo, che anzi, permette di avere la capacità di surfare in un mondo sempre più liquido e in continua evoluzione.
Il mondo in cui i bambini di oggi cresceranno continuerà a cambiare e il meglio che i genitori possono fare è allenarli ad attraversare i cambiamenti, cominciando a farlo insieme a loro, quando i cambiamenti si presentano, senza paura.
Ma allora, cosa è giusto fare?
Durante il mio percorso professionale ho incontrato persone che accusano i loro genitori di non essersi separati dicendo che non farebbero mai un torto così grande ai propri figli, mentre altre vedono come la cosa più brutta della loro vita la separazione dei genitori.
Nel primo caso potremo giungere alla conclusione che per il bene dei figli è meglio separarsi e nel secondo che sia meglio non separarsi mai a nessun costo.
Quello che è bene tenere a mente è che non c’è nulla, nessun avvenimento, nessun comportamento, nessuna caratteristica dei genitori o della famiglia che possa produrre di per sé benessere o sofferenza, felicità o infelicità nei figli.
Il consiglio che mi sento di dare alle persone che si stanno trovando in questa condizione è provare a pensare che nella decisione di separarsi sarebbe meglio provare a lasciare fuori i figli.
Anche se i genitori sono i migliori conoscitori dei propri figli e nessuno meglio di loro può sapere quale sia il loro bene, ci sono alcuni momenti, come le crisi di coppia e le separazioni, in cui è difficile mantenere l’attenzione sui bisogni altrui, ed è pienamente legittimo sentire la necessità di concentrarsi sui propri. A sostenervi in questa impresa, se vi sembrerà difficile da percorrere, potrete scegliere anche di chiedere aiuto ad un professionista, qualunque sia la direzione che deciderete di intraprendere.
Cristina Dolce
Psicologa e Psicoterapeuta