Con la diminuzione di casi di contagio da Covid-19 in molte parti del mondo, e grazie alla prosecuzione della campagna vaccinale, stiamo assistendo a politiche di riapertura più o meno estese in diversi paesi, dando a molte persone la possibilità di tornare ad una vita quasi normale. Bar, ristoranti, serate, eventi, concerti…tutto quello che fino a poco tempo fa sembrava impossibile da rivivere, sta tornando davanti ai nostri occhi e possiamo di nuovo goderne.
Sebbene molte persone aspettassero con trepidazione questo momento, quasi come un naufrago che riesce finalmente a vedere la terra ferma, gestire questa nuova fase non è sempre scontato. Molte persone possono percepire, un grande senso di incertezza verso il proprio futuro e il ritorno alla vita “normale”. Questa incertezza può riguardare ad esempio la gestione della socialità e delle relazioni: come calibrare la distanza, come gestire il contatto fisico, come approcciarsi alle diverse sensibilità delle persone che ci circondano, ecc..
Sono problemi nient’affatto semplici da risolvere, considerando che nessuno di noi prima d’ora si era mai trovato a fronteggiare una pandemia, con tutte le conseguenze sociali ed emotive che questo ha comportato. Si è parlato tanto di sindrome della capanna, per indicare il senso di protezione che molte persone hanno provato rispetto alla propria casa e la scarsa – se non nulla – motivazione ad uscire. L’esterno era diventato un luogo pericoloso e insidioso, pieno di rischi e incertezze, per cui per qualcuno era meglio rifugiarsi dentro il proprio spazio protetto di casa, al sicuro. Non sorprende dunque che si stiano diffondendo delle forme di ansia legate proprio a questo nuovo periodo di apertura. Abbiamo la facoltà di rimetterci in gioco e tornare a “ballare”, ma abbiamo paura di non sapere più come si fa e che sia diventato troppo difficile e/o faticoso.
Anche se la tentazione di chiudersi può tornare a farsi sentire molto forti, dobbiamo renderci conto che senza le relazioni il nostro benessere psicofisico risulterebbe gravemente azzoppato. La convinzione per cui si possa tutto sommato fare a meno delle relazioni, può di fatto portarci ad escludere dalla nostra vita dei pezzi importanti della nostra stessa personalità, che non può esprimersi mai del tutto “da sola”: ha bisogno degli altri per crescere e coltivarsi.
Quindi, come fare per gestire l’ansia da rientro post Covid-19? Ecco alcuni suggerimenti.
Hai il diritto di cambiare idea
Anzitutto, se siamo d’accordo nel riconoscere che questa è la prima volta per tutti nel dover fronteggiare una pandemia, possiamo anche accettare che, come per ogni prima volta, è lecito non essere sempre sicuri al 100% di quello che si fa.
Come per ogni nuova cosa che impariamo, ci muoviamo a tentoni, aggiustiamo il tiro di volta in volta, andiamo avanti per prove ed errori, e a mano a mano che proseguiamo nel nostro cammino, troviamo la nostra strada. Dunque, è importante non pretendere di imparare tutto e subito. Sarebbe poco rispettoso verso noi stessi aspettarci di saper gestire in maniera impeccabile fin da subito delle novità, così come sarebbe stato impensabile chiederci di imparare a guidare al primo colpo.
È importante per questo essere disposti a ricredersi, a cambiare idea, a fare scelte diverse quando ci rendiamo conto che quelle fatte ci fanno sentire troppo uncomfortable. Non solo: direi che è più che lecito decidere di fare qualcosa di diverso nel momento in cui capiamo che la strada adottata non va più bene per noi in quel momento. Potrebbe essere ad esempio cambiare luogo di aperitivo perché di colpo si è troppo affollato e questo ci fa sentire a disagio, nonostante avessimo scelto inizialmente di trascorrere lì la serata, oppure chiedere di poter cambiare tavolo se si trova al chiuso e in quel momento non ci fa star bene quest’idea, ecc…
Segui il tuo ritmo
Anche qualora notassimo attorno a noi delle persone che apparentemente riescono a cavarsela meglio, a sentirsi più facilmente e velocemente a proprio agio, questo non significa che dobbiamo rinunciare a percorrere la nostra strada con i nostri tempi. Non si tratta di una gara di velocità sui 100 metri, ma piuttosto di una maratona, in cui ogni atleta deve trovare la propria andatura: se procedesse troppo velocemente, andrebbe ad un passo che non è il suo, e rischierebbe di interrompere precocemente la corsa per un infortunio; se andasse invece molto lento, rischierebbe di sentirsi troppo a proprio agio, non mettendosi realmente in gioco.
Ognuno deve cioè trovare il suo personale equilibrio tra sostare nella sua zona di confort e spingersi un po’ oltre, senza che “la macchina” vada troppo su di giri, ma anche senza che il motore rimanga spento per troppo tempo, facendo poi esaurire la batteria. Bisogna quindi cercare, quando ci approcciamo ad una novità, di muoversi con gradualità.
Aiuta il tuo gruppo a sentirsi una squadra
Gestire tutte queste variabili in un gruppo potrebbe non essere facile. Spesso ci troviamo a confrontarci con persone con sensibilità diverse dalla nostra, passando da un atteggiamento più prudente e cauto ad uno più espansivo e disinvolto. Potrebbe non essere facile trovare il perfetto punto di equilibrio tra questi diversi approcci, e non sempre ci capiterà di trovarci nelle condizioni ideali per vivere al meglio il ritorno alla normalità. In questi casi potrebbe essere utile assumere un atteggiamento di squadra, in cui le persone sentono di far parte di una impresa comune: quella di convivere con i rischi della pandemia cercando al tempo stesso di non rinunciare allo stare insieme.
In gruppo si possono creare (e addirittura oserei dire inventare) delle strade, anche originali e insolite, con cui continuare a stare insieme, senza che ci si senta né eccessivamente chiusi, né eccessivamente lascivi o disinvolti. L’idea è che possiamo tutti impegnarci per evolverci come gruppo, percependo che stiamo facendo insieme dei passi avanti, per sentirci di volta in volta più confident nell’affrontare situazioni via via più complesse. Ognuno può dare il suo contributo per rendere il gruppo migliore. È importante che in gruppo sentiamo di avere il potere di prendere decisioni e cambiare idea, e che si respiri un clima di reciproco sostegno calibrando con gradualità le sfide in cui vogliamo immergerci. Potrebbe essere ad esempio trovarsi in un parco molto ampio e farsi il proprio aperitivo portandosi l’occorrente (ognuno con le proprie cose), per poi passare a esperienze più aperte a nuove conoscenze.
Qualunque sia il vostro passo…vi auguro buon rientro!
Stefano Giusti
Psicologo